Confetture
Confetture: la frutta spalmabile per i palati golosi
I gusti possono essere i più disparati, solo la fantasia può rappresentare un limite nella preparazione delle confetture, deliziose complici di inizio giornata, che sempre più spesso incuriosiscono i palati più golosi anche in ricette non dolci.
Nel linguaggio comune, confettura e marmellata sono usati come sinonimi, in realtà una direttiva europea chiarisce che si parla di marmellata solo se si scelgono gli agrumi come ingredienti mentre, in tutti gli altri casi, il termine da adottare è confettura. Un’altra differenza risiede nella percentuale di frutta utilizzata che nella confettura è maggiore.
Le confetture nascono in primavera. Perché nei fiori che spuntano sugli alberi c’è già il frutto dalla cui lavorazione si potranno assaggiare gustose bontà. Dopo il letargo invernale la terra si risveglia. Il sole, di giornate che iniziano ad allungarsi, riscalda la natura. Il torpore della terra viene pian piano portato via dalle dolci brezze di un clima più mite. La natura tutta festeggia il suo ritorno alla, vita con nuovi germogli e colori variopinti.
In questa stagione gli alberi da frutto sono una delle testimonianze del rinnovamento ciclico della natura, con le gemme che lentamente si schiudono, riservando ai sensi uno spettacolo di fiori e profumi. Da lì a qualche mese anche i frutti faranno capolino sui rami e sarà poi il caldo dell’estate a portarli a piena maturazione per la raccolta. Un tempo scale e ceste di vimini erano gli strumenti preferiti per raccogliere prugne, pesche, albicocche, gelsi, fichi… Era sufficiente un cesto, invece, per raccogliere lamponi, more e altri frutti di bosco. La raccolta avveniva in modo graduale, man mano che i singoli frutti giungevano a maturazione. E quasi sempre coincideva con una salutare passeggiata in mezzo alla campagna.
Una volta raccolti, i frutti venivano lavati, denocciolati – laddove necessario, tagliati a pezzetti e messi a cuocere lentamente insieme allo zucchero e al limone, a seconda dell’acidità della frutta scelta. Nient’altro. Quando il composto si era raffreddato, veniva versato nei vasetti di vetro che poi erano messi in acqua a bollire per garantire una corretta conservazione.
Le confetture e la tradizione
Fra le confetture più particolari ci sono anche quelle fatte con i gelsi, un frutto carnoso e delicato che si presenta sia bianco che nero. La pianta di gelso fa da scenario alla tragica vicenda di Piramo e Tisbe, una sorta di Romeo e Giulietta dell’antichità, di cui Ovidio racconta nelle Metamorfosi.
Piramo e Tisbe erano vicini di casa e presto si innamorarono, malgrado i contrasti fra le loro famiglie. Decisero così di fuggire e si diedero appuntamento, di notte, sotto un albero di gelso. La prima ad arrivare fu Tisbe: in attesa dell’amato, la ragazza venne sorpresa da un animale feroce e, spaventata, scappò via perdendo il mantello. Quando Piramo giunse sul luogo dell’appuntamento trovò solo il mantello insanguinato e, credendo morta Tisbe, si uccise. Lei nel frattempo era accorsa, ma troppo tardi, e vedendo il corpo esanime dell’amato si procurò lei stessa la morte.
Da allora, l’albero di gelso, testimone di questo tragico epilogo, tinge di rosso i suoi frutti al culmine della maturazione, proprio per ricordare il sangue di questi due giovani innamorati.