Fiaschello battipagliese
Fiaschello battipagliese: l’antico pomodoro della piana del Sele
La forma è quella evocata dal nome – una piccola ampolla, la lunghezza è compresa fra 7-8 centimetri, il peso fra 45 e 65 grammi. A maturazione ultimata il colore è di un rosso intenso, la polpa è corposa, il sapore dolce ed il profumo deciso. Dopo quarant’anni, il fiaschello battipagliese è stato nuovamente annoverato fra le coltivazioni della piana del Sele. Si tratta di una varietà antica di pomodoro, i cui semi erano andati persi, custoditi solo da pochi coltivatori della zona. Fino agli anni Settanta, infatti, era stato sempre coltivato, soppiantato poi da varietà più resistenti a patologie vegetali virali.
Dopo una ricerca che ha richiesto tempo, pazienza e soprattutto amore, i semi sono stati individuati ed è ripresa la produzione di questo bellissimo esemplare di un’alimentazione buona e sana. Come quella di altri tempi. Il fiaschello rappresenta tutta la tradizione agricola della piana del Sele, che generazioni di famiglie hanno tramandato di padre in figlio. E in sé racchiude l’identità di un’intera area a vocazione agricola.
Oggi il fiaschello battipagliese è stato iscritto al registro nazionale delle varietà da conservazione; compare nella lista regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali ed è una delle venti eccellenze agro alimentari della provincia di Salerno.
La coltivazione del fischello è fatta all’aria aperta, con tutori che aiutano la pianta a crescere, in modo artigianale. La raccolta avviene da metà luglio a metà settembre, sotto quel sole che è l’elemento naturale imprescindibile a cui questo prodotto deve tutta la sua bellezza. Una volta raccolto, può essere consumato fresco oppure trasformato in conserve, in modo tradizionale.
Il pomodoro fra storia e leggenda
Il pomodoro è uno degli ortaggi giunto in Europa dopo la scoperta dell’America. Non venne però usato in cucina, bensì come pianta ornamentale per abbellire giardini e parchi. Inizialmente non fu ritenuto un alimento commestibile, anzi era considerato velenoso. Utile, invece, da usare come pegno d’amore.
“La sua polpa rossa, succosa e sensuale seminò lo scandalo: la fiducia nelle sue proprietà stimolanti era profondissima e per un pomodoro si era disposti a pagare una fortuna. Le donne virtuose lo ricusavano, non così le altre, che potevano quindi attribuire la colpa dei loro peccatucci all’irresistibile pomodoro ” così si legge nel libro “Afrodita: racconti, ricette e altri afrodisiaci” di Isabel Allende.
A questo proposito, anche una leggenda francese narra del ruolo che ebbe il pomodoro in una storia d’amore. Un giovane di Marmande era innamorato di una ragazza bellissima a cui non osava dichiararsi per via delle sue umili origini e così salpò per le Americhe. Rimase lontano da casa senza mai dimenticare la sua amata. Al ritorno portò con sé dei semi di una pianta locale che diede dei bellissimi frutti rossi. Il ragazzo ogni mattina ne depositava uno sul davanzale della finestra dell’amata. Finché un giorno lei non chiese di che frutto si trattasse. Lui riportò il nome che aveva sentito in America ma disse che preferiva chiamarlo col nome di lei, Ferline. E così da allora il pomodoro fu chiamato pomme d’amour.