L’ortofrutta e il pasticcio che continua: decreto Mipaaf iniquo
Emilio Ferrara, il Direttore di Terra Orti, ha emesso una nuova nota stampa per rinforzare quanto già evidenziato in una precedente dichiarazione rispetto ad una questione che continua a penalizzare gravemente il settore ortofrutticolo:
Qualche settimana fa avevo esposto che l’art. 58-bis del Decreto Ristori, così come modificato dall’art. 22 del decreto ristori bis, era stato scritto male e sarebbe stato attuato peggio.
L’articolo citato, che era stato uno dei pochissimi interventi del governo verso il settore ortofrutticolo che, nel periodo del primo lockdown, tanto ha lavorato per assicurare continuità di approvvigionamento, investendo in maniera ingente in misure di sicurezza, forza lavoro e logistica, diventa ora elemento di discriminazione perché basato non sul danno economico subìto dall’impresa agricola, ma su come un prodotto ortofrutticolo viene confezionato.
Ci sono almeno un paio di considerazioni importanti rispetto a ciò che sta accadendo, doverose e concrete nell’ambito di una situazione che è gravemente penalizzante per il settore:
- la prima nota è ovviamente quella che in più occasioni ho rimarcato: in pratica le Organizzazioni Produttori (OP) ortofrutticole, restituiranno all’Unione Europea buona parte dei fondi destinati alla gestione delle crisi di mercato perché, anche nei mesi del lockdown (marzo-maggio 2020), il Ministero non ha voluto autorizzare le operazioni di mancata raccolta, e raccolta prima della maturazione previste dalla normativa europea. In seguito, il Governo mette 20 milioni di fondi propri (più o meno la cifra che verrà restituita) per ristorare il danno che noi denunciavamo in quei mesi. Assurdo avere risorse europee per uno scopo, e non farle utilizzare ai beneficiari per poi destinare risorse proprie per la stessa finalità!
- la seconda è che mentre le risorse europee sono (fino al 31 dicembre) a disposizione in egual misura percentuale per tutte le OP ortofrutticole, questo decreto ristora soltanto alcune OP, cioè quelle che hanno scelto di lavorare i propri prodotti con un certo tipo di confezionamento, un po’ come se per il latte venisse ristorato solo l’allevatore che vende il latte già in bottiglie e non quello che lo vende alla Centrale del Latte di zona!
Dal testo del decreto attuativo si evince in sintesi che il Ministero ha scelto tra i produttori degli ortofrutticoli destinati alla IV gamma e gli imbustatori della quarta gamma preferendo, di fatto, gli industriali agli agricoltori.
Una considerazione, infine, che prevale su tutto il resto, sulla rispondenza del contenuto del decreto attuativo rispetto al dettato del decreto-legge:
l’art. 58-bis del decreto ristori bis recita testualmente “Il contributo è concesso, nel limite complessivo di spesa di 20 milioni di euro per l’anno 2020, per la raccolta prima della maturazione o la mancata raccolta dei prodotti ortofrutticoli destinati alla quarta gamma ed alla prima gamma evoluta, sulla base delle informazioni disponibili nel fascicolo aziendale e nel registro dei trattamenti di cui al decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150.”; nel decreto attuativo del Mipaaf n. 9361598 del 04 dicembre che fine hanno dunque fatto le operazioni di mancata raccolta, e raccolta prima della maturazione? Non ce n’è traccia!
È possibile stravolgere in questo modo un decreto-legge?
In tutto questo “ambaradan” un plauso va fatto solo ad Agea che, vista la terrificante scadenza fissata dal Mipaaf di solo 5 giorni dall’adozione del decreto per la presentazione delle domande di aiuto, non soltanto ha emanato le istruzioni operative nel giro di poche ore, ma ha anche fatto uno slalom tra festa dell’Immacolata, sabati e domeniche portando di fatto la scadenza al 14 dicembre anziché al 9.
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